Vanno sotto il nome di poesie, ma l'autrice non è così sicura di poterle definire tali, forse per una qual sorta di vergogna a fronte di ciò che tutto il mondo considera "poesia". Le considererebbe più come effusioni di un'anima inquieta e a volte curiosa, sbuffi di vita, tentativi di esprimere ciò che le righe e la punteggiatura, infilate via via come perline, non le sembra riuscirebbero ad esprimere. Anche qui, il termine "effusione" può indurre a pensare a un certo tipo di patetismo, di autoindulgenza che non corrisponde al reale sentire. C'è sicuramente un'urgenza - c'è stata al momento della scrittura e anche prima, nell'elaborazione mentale, ma suvvia, il mondo va avanti anche senza le nostre urgenze, almeno di questo tipo. Ciò che mi preme sottolineare è l'assenza di qualsiasi infingimento. Così, è arrivato, così è passato nelle mie griglie interiori, così è stato partorito. Non saprebbe, questa signora, scrivere ciò che non è più che profondamente percepito. Ma forse non è così per tutti? La vita non è forse così? E dunque grazie, a chi vorrà accostarsi.