«Chi non ha mai scritto versi?... Anch'io, ad intervalli regolari, "ad ora incerta", ho ceduto alla spinta: a quanto pare, è inscritta nel nostro patrimonio genetico.» In realtà, fare poesia non è stata per Primo Levi un'attività marginale o minore; tanto che egli stesso ci racconta di come, scampato al Lager, gli fosse venuto spontaneo fissare la tragedia di Auschwitz nei versi che poi avrebbero aperto Se questo è un uomo. Nei testi poetici qui raccolti la memoria, la pietà, la giusta indignazione e la forza morale di Levi si fanno patrimonio universale, sostanziandosi con la stessa densità e con la stessa potenza che ci sono note dalla sua prosa. Il volume è accompagnato da un'appendice critica con testi di Cesare Segre, Franco Fortini e Giovanni Raboni.