Nella ricerca poetica di Edith Sarah Levi (Tiziana Mainoli) si ravvisa sempre l'esigenza di un'esplorazione, mai peraltro appagata, del mistero esistenziale in ogni suo aspetto. Le domande fondamentali della filosofia il "quo tendit" e il "cui prodest" non trovano risposte sicure e gratificanti, ma generano immagini poetiche cariche di una assenza che è insieme potente presenza. È il trascendente ad acquistare spessore in un'erranza che non pretende traguardi, ma coinvolge intensamente chi segue il suo percorso. Errare non significa sbagliare, ma piuttosto vagare richiamati da una voce ignota e persistente ad un traguardo altrettanto ignoto.