Leszek Józef Serafinowicz, che già dalle prime pubblicazioni giovanili usò lo pseudonimo Jan Lecho?, è uno dei più illustri poeti polacchi del XX secolo, oltre che diplomatico, pubblicista, critico letterario e teatrale. Per Lecho? la poesia era qualcosa ai confini tra letteratura e musica. La concepiva come "poesia pura". La musicalità doveva distinguere la poesia dalla comune letteratura, darle unicità e irripetibilità. Jan Marx, critico, saggista e traduttore, nel suo libro "Skamandryci" (Skamandriti), scrive: "Scopo della poesia non è la scoperta della verità, perché essa non esiste. Tutto, specialmente nella sfera dei sentimenti, è un mistero. Scopo della poesia è dunque mostrare il mistero. Ci riescono soltanto i grandi poeti. Penso che Lecho? fosse capace di mostrarlo. Erano soprattutto misteri tribali e la sua poesia è in questa dimensione, è là dove il poeta affronta la tematica nazionale, come continuazione della grande poesia romantica".