«Non è raro che un narratore inizi la sua produzione con una raccolta di poesie; questo è accaduto, per fare un esempio, con Stefan Zweig, o, per ricordare un grande autore italiano, Luigi Pirandello. Lo stesso è avvenuto con James Joyce, il cui esordio letterario (1907) è rappresentato dalla raccolta di trentasei poesie di tema amoroso "Chamber Music" ("Musica da camera"). Non solo: Joyce pubblicò anche un'altra più breve silloge: "Pomes Penyeach" ("Poesie un soldo l'una") vent'anni più tardi, quando già aveva raggiunto una celebrità internazionale con il suo capolavoro narrativo, "Ulysses" (1922): queste due raccolte sono già apparse in questa nostra collana. Se da un lato non ci furono altre pubblicazioni di poesia da parte del grande scrittore irlandese, dall'altro questi non abbandonò mai la pratica dei versi, anzi, furono numerose le poesie che scrisse durante la sua vita, quasi sempre in forma "occasionale", ad appuntare certi suoi risvolti biografici. Non a caso, è stato soprattutto Richard Ellmann, il suo grande biografo, a riportare l'attenzione degli appassionati di Joyce su questo aspetto della sua produzione, in molti casi rendendolo pubblico per la prima volta. Questa nostra edizione, che prende il titolo da una delle poesie raccolte, "Post Ulixem Scriptum", quasi a collegare questi due versanti della produzione joyciana, propone un'ampia scelta di queste poesie rimaste per lo più inedite durante la vita del loro autore. Come nota Alessandro Gentili, che chiude così questo suo ciclo di traduzioni dell'opera poetica di Joyce: "Si tratta di poesie di carattere privato, quasi diaristico, principalmente satiriche, burlesche, immediate e pungenti nei toni, ispirate da vicende ed episodi vissuti, da persone vere, figure di ambienti letterari e culturali": un altro modo per penetrare il mondo di uno scrittore che ha fatto della sua stessa vita un costante esperimento letterario».