Uscite postume nel 1918, le liriche di Gerard Manley Hopkins sono tra le composizioni più originali e audaci della letteratura in lingua inglese: un corpus di poco più di settanta composizioni finite, la cui ricezione fu inizialmente lenta e controversa, per conoscere un crescente entusiasmo dopo le esperienze di poeti come Pound ed Eliot. La voce di Hopkins, tuttavia, non è interamente assimilabile a quella dei modernisti e la sua esperienza di poeta-gesuita rappresenta un prezioso unicum nella storia letteraria: per l'invenzione di quello sprung rhythm che ne rimane la caratteristica più evidente; per le acrobazie sintattiche e la varietà dei registri toccati; infine per l'esuberante creatività linguistica paragonabile solo a quella di Shakespeare.