«Perché la poesia faccia sentire la propria presenza, perché rimanga una costante nella consapevolezza, non è necessario conoscere un gran numero di testi. Pochi versi possono bastare per una vita intera, sempre presenti tra le quinte, come suggeritori in attesa. Ogni volta che li si richiama, qualcosa riprende vita e nitidezza o si rafforza o brilla o forse duole. Oppure fa tutto questo insieme, come accade a me quando ripeto alcuni tra i versi più conosciuti dell'Eneide... e allo stesso modo mi commuovo quando ricordo come Virgilio evoca l'ombra verde di quel gran faggio, nei primi versi delle Bucoliche e negli ultimi delle Georgiche» (l'autore)