Per Harpur la poesia non è solo una vocazione, ma una missione; lo strumento privilegiato per esplorare se stessi e il mondo, un'incessante ricerca spirituale, un'attività che affonda le sue radici nel Sacro e, in tal senso, assai simile alla meditazione e alla preghiera. Nella sua scrittura poetica si fondono cultura classica, pensiero filosofico occidentale e orientale, mitologia celtica, tradizione bardica, patristica medievale, mistica occidentale e orientale, pensiero junghiano, e naturalmente tutta la grande tradizione poetica che l'ha preceduto. La poesia di Harpur, di diamantina bellezza e ricchezza stilistica, pur limpida alla lettura, va accolta nella complessa fusione dei piani che la costituiscono. È un'esperienza trascendente e totalizzante, di meditazione e di immersione nel profondo. L'intensa spiritualità che la connota ha tuttavia una potente connessione con la modernità. Una poesia incredibilmente attuale e oggi più che mai necessaria. Il travaglio del passaggio da un'epoca a un'altra, infatti, è l'eco del nostro travaglio. Le domande che torturano i suoi asceti - cristiani e pagani - sono le nostre domande.