"Jardines y desiertos" è una autobiografia poetica che si apre sul tema del viaggio e si addentra in uno scavo nella memoria che è come un continuo ritornare. Il poeta racconta il destino dell'esule che va come foglia strappata in un "mondo prestato" con la fragilità adolescente di un uomo in cerca di un orientamento, di una bussola che, tra il Nord e il Sud, gli sveli una terza via che lo riporti all'epicentro di sé, in un processo di messa a nudo verso uno stato primigenio di purezza. Al centro di tutto è una poesia attenta a non far prevalere l'ideologia sulla tenerezza e che smonta le impalcature del pensiero, in particolare quando affronta il tema del potere tirannico e dei desaparecidos con sguardo lucido, opponendogli il potere che la parola ha di resuscitare il ricordo, le storie, la vita, proteggendone il senso e il valore.