Impetuoso e irruento come Sepeithos - dall'etimo greco del mitico fiume di Napoli - questo testo è stato elaborato in pochi mesi, per essere poi rappresentato, con vari adattamenti, al Teatro Sancarluccio e in vari ipogei partenopei. «Quando ho udito, in una mia rêve, per la prima volta lo scorrere sotterraneo del fiume di Napoli, - racconta Mimmo Grasso - esso è diventato per me la coscienza sporca e le virtù civili della mia città. Queste virtù hanno come Arcano, nella mia immaginazione, l'"atteso eroe" Federico II, che diede all'Europa il senso dello Stato e attorno alla cui figura, se riproposta, interiorizzata e partecipata, la mia città potrebbe diventare, come un tempo era, una polis con una politèia».