"La via del rifugio" racchiude la complessità di un mondo post-romanticismo che ha perso ogni possibilità di fraintendimento: desolato e banale, il giorno si apre al prossimo con imperterrita ripetizione. L'umanità, ormai distratta, non ascolta e ha perso la strada. Non solo, questa via di redenzione e speranza non è più permesso cercarla in una realtà stanca e rassegnata. L'autore ci immerge in una società costituita di arida abitudine, nella quale la continua e incessante reiterazione dei giorni ha inasprito i cuori e il desiderio. Il poeta ne canta la triste replica senza soluzione, ma è egli stesso, con le sue parole, che può resistere a questo inasprimento nel tentativo di dipingerlo e dargli corpo. Percepisce e vive il decadimento, che è proprio dell'esistenza, ricercando l'oro in un trascorso che, come tale, non esiste più. Sconfitta e abbattimento, a patto di esserne consapevoli. Il crepuscolarismo di Gozzano colpisce e disarma laddove nel passato che egli mitizza vi è il contemporaneo che può trovare un presente ancor vero.