"Giuseppe Rosato è poeta attentissimo agli statuti dell'arte e questo suo libro, che è un libro della 'fine' - delle 'cose' (lato sensu) che finiscono in 'un addio che non ha fine' - è un libro di scrittura trasparente, di ritmo dolente ma cristallino [...] una dichiarazione d'amore ostinata, irriducibile, imperdonabile. Vita dolente, vita del 'finire', ma vita che pulsa 'ancora', e che nella parola poetica trova la sua ragion d'essere. Nonostante ogni dichiarazione in contrario, che per via negativa manifesta tutta la sua - resistentissima - luce." (dalla postfazione di G. Tesio)