Un bambino cresce, esce dalla culla, acquisisce le capacità di agire e camminare. Non ancora la facoltà di dire. Osserviamo i suoi progressi, in un'aurora del senso in cui è quasi indistinguibile il suo essere dal sentire e dal suo mero esplorare. Di lui si può parlare solo in terza persona. Man mano che l'universo trova posto nella sua coscienza, prende forma il suo discorso su di esso, e quindi su di sé. Il bambino costruisce il proprio mondo utilizzando i relitti dei mondi altrui, e adattandoli al suo nuovo sentire, pensare, e sentire di pensare. Incontra oggetti, incontra piante, incontra animali, e poi un altro essere umano. Alla fine, come tutti, si confronta con la propria finitudine, con l'indifferenza del destino, e con la morte. Così diventa uomo.