"Il pianeta e l'umanità percorre e fissa l'intera silloge, che rende vertici di ricchezza e abissi di povertà, paludi di indifferenza e splendori di pietà, in una successione e commistione di solitudine, nel deserto come tra la folla. Poesia, però, non mai smorta o collassata, ma viva e con al centro, sempre, l'umanità. La natura appare talvolta trionfante e densa di linfe vitali, gratificante e rigogliosa, splendente di sole e di cieli sereni, di mari agitati e convulsi, ma vivi ed anche calmi e sereni; talvolta è arida e desolata come nei deserti, ma anche lì la presenza dell'uomo sembra rivitalizzarla e non appare inutile, se antiche civiltà emergono e spiriti di antiche stirpi sembrano respirare. E poi, la città, la metropoli, in contrasto con i villaggi e le baracche del terzo Mondo, Nuova York, summa di splendore, di opulenza, di grandiosità, ma anche di un opprimente senso di prigionia e di reificazione dello stesso uomo. Ma questo affascinante viaggio ci trasporta lontano e fra altri popoli: come non soffermarsi sulla Savana, nei villaggi del Burkina Faso, sui poveri ma pittoreschi mercati, sulle voci, sulle parlate di questa particolare umanità?" (Stefano Mangione)