«Apokop?» e il suo dialetto Poesia dialettale: definizione quanto mai generatrice di equivoci. Ebbi la fortuna di frequentare Franco Scataglini nella metà degli anni '70, quando ero ragazzo. Sulla scorta di un mio rilevamento (la constatazione e l'analisi di uno strano florilegio della poesia dialettale in ogni provincia d'Italia, in quegli anni) sottoposi a Scataglini una tesi: quella "poesia dialettale", che in sé avrebbe dovuto essere linguaggio del popolo, in verità era vergata, in grandissima parte, da una "classe" in vasta proliferazione: la piccola borghesia semicolta; una "poesia" distorta e assassinata dagli esponenti più decadenti, annoiati e "bovaristi delle "professioni", che utilizzavano il dialetto come una sorta di divertissement, tutti convinti che quello fosse il linguaggio del popolo (disprezzando, nell'essenza, il popolo), producevano una poesia volutamente priva di afflato, spiritualità, universalità, senza ambizione poetica, dunque senza metafora, metonimia, sineddoche.