"L'aranciata amara non è un'aranciata qualsiasi. Me lo ha insegnato mia madre, una domenica umida e dedicata a lei. Mia madre la beveva con sapienza, lentamente, aspirandola con una cannuccia colorata che ne mitigava l'effervescenza fino a renderla sopportabile, come bevesse l'amarezza delia vita in cambio di un retrogusto dolce, ma non troppo: "giusto", direbbe lei". Nel silenzio della madre per sempre addormentata, si leva la voce della figlia a riportare in vita asperità e dolcezze. tempeste e bonacce, momenti teneri o tragici della loro storia. Si compone un'esplorazione personale, eppure universale, in cui ogni lettore può trovare una parte di sé e delle proprie esperienze di perdita, il viaggio si compie con mezzi diversi: la prosa di apertura lascia spazio alia poesia, alla ritmica di emozioni affidate a parole leggere, capaci di condurci senza cupezza attraverso i paesaggi più estremi. Pietà e spietatezza si rincorrono nei versi dell'autrice, nell'incessante andirivieni tra la verità dei sentimenti del presente e del passato fino a raggiungere la consolazione della gratitudine, fino a ritrovare la sorgente del senso di continuità della propria esistenza.