Conosciamo tutti l'avventuroso viaggio di Ulisse attraverso gli oceani, costellato di mille peripezie, ma anche Penelope 'viaggia'. Il suo tessere non è che metafora d'un altro navigare, quello funestato dai marosi dell'ansia, dell'angoscia, dell'attesa. Ella dà voce al tempo intimo e interiore e in qualche modo rappresenta l'eternità del dualismo che governa il mondo. Due forze perennemente in gioco: il modus operandi maschile e quello femminile. Penelope è il poeta per antonomasia: ella crea e distrugge, ricrea e corregge e arriva in fondo solo con l'aiuto della sua interiorità dominante. Il tessuto non è che la scrittura; con fili e parole Penelope proietta la materia della sua esistenza. Conosce di quella trama il dritto e il rovescio che a quasi tutti si cela. L'ostinata fede nell'improbabile, la forgia alla più grande delle sue prodezze: resistere.