In questo «corpo denso» si gioca sulla con-fusione dei sensi. La densità del corpo si ravvisa nella dimensione quasi tattile della scrittura. Espressa soprattutto attraverso l'impronta materica delle pulsazioni ritmiche. Scansioni che riportano ai battiti del cuore o ai sommovimenti compulsivi dei visceri. Alla frequenza del polso. Alla dinamica della respirazione. Al passo. O al battito delle mani, quando mi vien voglia di solfeggiare un verso per verificarne l'efficacia metrica. Ma tale densità è anche indicata attraverso il ricorso alle configurazioni plastiche del verso e attraverso le «optofonie». Del resto Merleau-Ponty aveva già considerato la vista come una sorta di palpazione. Ovviamente questo gioco di con-fusioni percettive apre al suono e al gesto. Li solleciterà. E la voce svolgerà il suo ruolo di conduttrice della performance, partendo dal corpo posto nel baricentro dello spazio-tempo dell'azione, che, nel caso specifico di quest'opera, sarà specchio umbratile del testo come non mai.