La scrittura di Fontana è sempre provocaazione, pretesto, «luogo da trasfigurare, primo territorio d'azione da riperimetrare, in termini di spazio e di tempo» (così afferma il poeta poliartista nell'esordio del suo Manifesto sulla poesia epigenetica). E anche se manca la performance, i pretesti contenuti in questa raccolta si trasformano in avvolgente poesia: Controcanti è infatti una scatola sonora da cui scaturiscono immagini e suoni, inni e anagrammi, invocazioni e imprecazioni, scherzi e lazzi. Controcanti è il disegno melodico raffinato sovrastante o sottostante il suono di miele, quel conturbante canto delle sirene di là da venire, perché la performance è solo prefigurata. La parola poietica di Fontana è potentissima: i suoni - le voci - emergono densi dalle pagine-scatole sonore, colmano lo spazio fino alla soffocazione tanto è grande la loro «capacità espansiva»; le parole vanno a rivestire l'abisso - parafrasando Ripellino di cui sono citati, in epigrafe, due versi tratti dalla poesia Ma non si accorgono nemmeno - e tessono un ordito fitto, avvolgente come la nebbia.