Un lirismo, quello del Filippo, che non resta nell'empireo dei pensieri, ma che si cala nel "terribile quotidiano" del Papini, con una serie di riflessioni (come quella in occasione dell'attacco alle Twin Towers di New York dell'11 settembre 2001) che diventano sprone ad "issare la vela". Il medico aiuta il poeta; il primo, esperto in umanità, aiuta il secondo a farsi paràclito, cioè chino, al grido dell'uomo sofferente. Ma Filippo non teme i gemiti di una natura indotta ad essere matrigna nei confronti dell'uomo (tsunami, violenti terremoti), ma l'indifferenza alle bombe, ai carri armati; l'abitudine al dolore, purché, soprattutto, non provato sulla propria pelle. Uno sguardo sull'orizzonte degli accadimenti terreni con l'occhio di chi scruta con passione e riflessione: dalle "maschere di Facebook", alla "pandemia"; dalle "persone inutili" all'"8 settembre 2021" dedicato alle donne afgane.