"Se dir posso" nasce dal bisogno di dire senza urlare, dal presentar pensieri che ne possano muovere altri senza la pretesa di divenire sentenze o giudizi perché non ci sono tribunali presso i quali comparire. Le sezioni vogliono essere angoli da cui osservare il mondo, il quotidiano, la mitologia e anche quella vita che sta scritta nelle pagine che si hanno a disposizione, ma che pretendono il rispetto del distacco, della versificazione di episodi emotivamente segnanti, puliti però dalla tristezza che già c'è stata e non vuole il bis. È un falso e cordiale permesso già, come assioma, accordato.