Elisa Ruotolo sa che poesia rima con posologia e che "non c'è nulla che si possa dare senza pericolo". Così in questo libro il farmaco è il suo corpo di pane, da somministrarsi in un sacramento laico di comunione e confessione. E i versi sono il mezzo per tendersi fino al punto prima della vita: "Non è vero che sono nata. [...] Non badate se respiro, non ingannatevi se lavoro, non credetemi se la mia ombra vi copre durante, un giorno di luce., Io sono quella mai nata, e che ancora può scegliersi un cuore, le mani giuste, un ventre senza ombre, un destino ingiudicabile". Una voce poetica di limpida inquietudine, che possiede l'amara "libertà del latte versato, e della polvere esplosa dai petardi cattivi".