Come scrive Pietro Gaglianò, «al cuore del lavoro di El Asmar si annoda una sfida tra la facoltà immaginativa della memoria (la sua irriverente, incontrollata abilità trasformativa) e lo sforzo compiuto dal pensiero, dalla mano dell'artista per restituire una forma riconoscibile a queste immagini. Elena ha descritto il proprio lavoro come una pratica della mente: L'esercizio del lontano, un compito di ricostruzione e svelamento in cui la memoria è assieme compagna solerte e antagonista. Il "Lontano" è un paesaggio mediorientale sospeso in una figurazione fiabesca che precipita nella sostanza ordinaria della materia o si scontra con le cornici e con gli scenari colonizzati dalla cultura europea. Gli arazzi, i disegni, la scultura, così come gli altri lavori di pittura, incisione e installazione, recano tutti l'impronta di questo conflitto. È esemplare la serie di acquerelli inediti, Baalbek: nello stesso titolo si trova la plurimillenaria storia di un insediamento nell'odierno Libano, oggi importante sito archeologico, e l'immaginaria cittadina balneare in Normandia, Balbec, dove il Narratore della Ricerca del tempo perduto di Marcel Proust incontra Albertine, la fanciulla che amerà, tra prigionie, fughe e idealizzazione, fino alla tragedia»