Torna ai lettori, nel centenario della nascita di Danilo Dolci, "Il Dio delle zecche", la raccolta di poesie pubblicata nel 1976 da Mondadori, e da anni non più disponibile. Due città si contrappongono in questi versi: quella delle zecche, «frammentata e velenosa», in cui si vive succhiando dagli altri il sangue, dunque ogni risorsa vitale, e la città terrestre, «in ricerca creativa del suo fine», dove il legame tra gli esseri viventi è un continuo e creativo costruire nuovi modi di stare al mondo, insieme. Come "Poema umano", che la precedette di due anni, si tratta di un'opera di notevole impatto etico e politico, tanto lucida e penetrante quanto intrisa di passione umanissima e profonda, che trova sintesi precisa nella semplice affermazione dello stesso Dolci: «la poesia suscita sensibilità poetica, e nuova poesia, attorno a sé». Tutti i temi della sua ricerca trovano spazio in queste pagine, confermandone l'attualità profetica. Il loro senso, allora come ora, sta nel «divenire occasione, strumento di verifica e discussione in un contesto più ampio». Postfazione di Giuseppe Barone.