Non sappiamo chi fossero i destinatari delle poesie d'amore di Emily Dickinson: forse il reverendo Charles Wadsworth, con cui ebbe un lungo scambio epistolare, forse l'affascinante Samuel Bowles, giornalista e viaggiatore, forse il maturo giudice Otis Phillips Lord o forse ancora la cognata Sue, "sorella", confidente, amica del cuore. Il segreto di una vita vissuta per gran parte nel silenzio soffocante della casa paterna resta ben custodito tra le pagine del canzoniere, ma nulla toglie al miracolo di una poesia che, come poche altre, ha saputo esplorare il «mistico territorio» dell'amore e cantare le gioie e i tormenti degli amanti: il desiderio, l'appagamento, la perdita, il rimpianto. Rinunciando a farsi racconto esplicito per restare sempre e solo allusione, sogno o ricordo, eros con i tanti suoi volti vive nei versi della Dickinson di metafore e immagini senza perdere in pathos e ardore.