Riconducibili al decennio che va dal 1986 al 1996, questi versi di Mauro De Maria formano adesso una nuova raccolta che avrebbe potuto essere il libro d'esordio del poeta parmigiano. Invece Piccole sofferenze vede la luce dopo la pubblicazione di altre quattro sillogi di cui l'ultima è uscita in questa stessa collana nemmeno due anni fa con il titolo "Dal lago del cuore", evidente richiamo al primo canto dell'Inferno dantesco. Ma, nonostante l'estenuante lavoro di sedimentazione e selezione compiuto dall'autore, i versi confluiti in questo libro non hanno perduto il loro smalto originario e si impongono al lettore con una naturale sorgività di accenti che trova ben pochi corrispettivi nell'attuale panorama poetico. Si direbbe che De Maria ricorra all'epigramma, alla composizione risolta in un pugno di versi, ponendosi in controtendenza rispetto agli esiti criptici che ammorbano il panorama poetico attuale. La raccolta si rifà, semmai, con rinnovato senso di gioia e stupore, al tono trobadorico che anima il Salutz di Giudici, raccolta che, non a caso, esce nel 1987. Ma se la tematica «cortese» attraversa come un fil rouge tutto il libro, composto alla stregua di un polittico che si evolve in cinque articolate sezioni, non mancano momenti più graffianti, tesi a compensare il taglio figurativo di matrice classica. Non è percepibile alcuno scarto stilistico rispetto alle precedenti raccolte di De Maria, figura discreta e schiva che conferma, con questa nuova prova, l'inimitabile spessore della propria voce. (p.d.p.)