"[ . . . ] questa terza raccolta di Cecilia De Angelis è infatti uno scorrere lento di diapositive che va attraversato senza soffermarsi sui particolari, sui singoli quadri, sulle singole poesie e facendosi trascinare semmai da quella specie di neghittosa inerzia che contraddistingue persino la sostanza metrica di questi versi, trascinati spesso con noncuranza quasi prosaica in lunghe fila di sillabe e poi magari di colpo, andando a capo, frammentati in nuclei di una, due o tre parole al massimo. Diapositive, dicevo. Nel titolo in realtà, come si vede, Cecilia De Angelis allude al cinema: ma mi pare che quello che passa sotto il suo occhio e poi si blocca sulla pagina non sia mai o quasi mai un movimento ma qualcosa di congelato, un frame isolato la cui vitalità è piuttosto nell'accumulazione." (Dalla Prefazione di Marco Berisso)