"Retouches" sta per ritocchi, revisioni, limature. Eppure questi epigrammi appaiono come residue imperfezioni che la finitura poetica ci restituisce nella loro travolgente incompiutezza. E l'incompiuto è un paradigma caro all'autore, che vive nelle stesse stanze del non finito. A essere imprigionati nel materiale pittorico sono i sogni, le aspettative, la legittimazione stessa di artista. «Il mio incerto cammino nella terra difficile della creatività dura da così tanto di quel tempo che unica via di fuga è stata la rassegnazione», dice Damiani, costantemente animato dal dubbio. Questi epigrammi, infatti, ci restituiscono un artista perennemente inquieto ma anche provocatorio, mordace e acuto. Accompagnano gli epigrammi una ventina di "Nudini in punta di penna". Ebbero questi studi l'attenzione di Michele Dell'Aquila che così scriveva nel 1997: «Il messaggio di dorata sensualità che emana da questi venti acquerelli tecniche miste e matite di Damiani non inganni: le immagini accennano ad altro di più inquietante. In una giovanile operetta Leopardi ammoniva a non allontanarsi nella poesia dal "commercio coi sensi" e a diffidare nella sfera dell'arte di ogni metafisica intenzione».