Se il rapporto fra i milanesi e la loro metropoli - ma potremmo dire fra la Modernità e la Città - si esprime spesso nell'ambivalenza fra amore e odio, in questa deliziosa, intelligente plaquette Luciano Cozzi riflette sulla sua Milano, sospesa fra presente e passato, fra la bruttezza di una cruda impersonale realtà e l'immaginazione che crea legami emozionali. Il poeta si sofferma sugli spazi e i momenti di soglia e passaggio - tipicamente gli interludi fra il giorno e la notte, la vita del centro e i "luoghi non giurisdizionali"- per afferrare l'"insensata eleganza" (p. 50) di uno spazio in continuo divenire, splendidamente definito "una macchia di tinta sguaiata sulla tela di un quadro malfatto" (p. 55). (Mauro Ferrari)