Il titolo del volumetto "Piò piò fa il Galop", rimanda immediatamente a componimenti in versi di origine popolare: cantilene, scioglilingua, componimenti epico-lirici che, nei gruppi etnico-linguistici Friulano-Bellunese, ebbero una fiorentissima tradizione, sia scritta che orale. Con questo, e soprattutto con il rivivere la sottile ironia, la "sconfitta" saggezza popolare, che trapela, di volta in volta nella raccolta, in dialetto friulano, ma con vaghi accenti bellunesi, Carlo Marcello Conti s'immette puntualmente e profondamente nell'io più vivo della terra di elezione, fino a cogliere le cause sofferte, vitali. Superando una facile determinazione etnico-linguistica, o peggio, un "revival" di maniera, il poeta offre al lettore contemporaneo questa raccolta di liriche, in tutto il loro valore di dramma esistenziale: nell'estenuata ricerca di purezza stilistica e contenutistica: nella elaborazione di una forma metrica, quella del poemetto epico-lirico, che segni l'ideale congiunzione fra passato e presente. Ed è in questa coerenza storico-poetica che noi troviamo il pregio maggiore della poesia di Conti e di tutta la poesia contemporanea. Non "facile", più difficile a farsi che a capirsi, una poesia che viva nella vita ed operi in essa, liberata ormai dai cieli del metafisico e dell'irrazionale, per un più rinnovato e solido impegno nell'umano.