Pur sentendosi un nomade "senza casa", un viandante "tra cieli incerti e profughe nuvole", un inquieto indagatore, ancora una volta, tra dubbi e incertezze, Cassuti ci invita ad un "viaggio" interiore "lungo il cammino / che suggerisce / il cuore", a percorrere un itinerario conoscitivo all'interno di noi stessi, nelle zone inesplorate del cuore dove il "silenzio" dà, anche alle parole taciute, nuovo e imprevedibile senso. Lo fa in modo lucido ed essenziale, privo di retorica, senza indulgere ad effetti speciali di "giochi verbali" o a «difettosi sillogismi»: parole nude, spesso scavate nella carne viva, tese a disvelare un'interiorità fatta di ripiegamenti e di slanci, di sofferte esperienze e trepidanti attese, di solitudini e rimpianti, senza abbandoni, per quello che sarebbe potuto accadere, ma non è successo, ritrovandosi spesso ad inseguire soltanto sogni di primavere sempre attese e forse non colte, nel disincantato fluire del tempo, degli affetti, delle cose...