«Questi scritti poetici di Antonio Cassuti hanno un carattere vesperale, dolcemente testamentario, sono scritti della sera della vita, di quell'ora che declina adagio, in una luce aranciata, verso orizzonti infiniti, senza tempo, verso "ciò che sta altrove, più reale del Reale, più vero del Vero"... È l'ora del pellegrinaggio alle sorgenti, l'ora della trasfigurazione, di una sintesi sapienziale in cui si impara che non c'è mai nulla di definitivamente perduto... E c'è un momento ineffabile in cui sembra davvero di essere presi per mano, sentiamo che la vita torna ad avere radici, perché ci sentiamo benedetti da certe umili presenze. Non c'è mai un troppo tardi davanti alle sfide della vita.. Si, il nostro cuore ha bisogno che qualcuno ritorni, che tutto ritorni. Antonio Cassuti passa "dalla signoria del tempo alla canzone del tempo": è un transito fondamentale. Fare un canto di ciò che all'inizio è peso, fatica, anche talora schiavitù e oppressione, condanna.» (Lino Breda)