Dopo le versioni extra ordinarie da più lingue raccolte in Traduzioni (2010), Carlo Franzini prosegue il suo personalissimo viaggio nella parola della poesia. È un viaggio in cui si incontrano - o meglio, si fondono - il fare poesia e il tradurre dall'inglese e dall'americano senza differenza alcuna. Come sottolinea Giancarlo Sissa: è "il tradurre i segni della vita e dell'esperienza nella lingua "strana" della poesia, il tradurre la lingua "strana" della poesia straniera, ma non estranea, in parola riconoscibile e patria". Un lavoro misurato e incessante in cui il dialogo tra poesia, lingua di partenza e lingua di arrivo diviene luogo critico e riflessivo dove si incrociano emozione, pensiero e intelligenza. Così, ci dice Alberto Bertoni, "contrariamente a quanto promette il titolo, non di default, di difetto, ma di traguardo raggiunto si dovrà parlare in sede di rendiconto critico. Infatti, la prima parte di poesie in proprio concatena una serie di fotogrammi nitidissimi e contratti fino allo spasmo di un dire definitivo, raccolto tuttavia in un'intonazione pacata, a dominante assieme descrittiva e asseverativa tanto più efficace quanto più vocata a dire - dall'orlo del precipizio - una mancanza, un incolmabile vuoto a venire". Testimonianze di Alberto Bertoni e Giancarlo Sissa.