Capolavori di erudizione e ricercatezza, i sei componimenti raccolti negli Inni sono dedicati alle principali divinità dell'Olimpo greco (Zeus, Apollo, Artemide, Pallade, Demetra e all'isola di Deloche ad Apollo diede i natali). Ispirandosi alla tradizione secolare della poesia religiosa, e in particolare agli Inni omerici, Callimaco rinnova il genere sino a rifondarlo. Sono ormai lontani il fiducioso abbandono dei lirici così come la profondità delle invocazioni dei tragici: splendidi e solenni, gli dei di Callimaco sono idoli innalzati su piedistalli. L'interesse del poeta si concentra sul mito e sulle favole antiche, cui guarda con la curiosità dell'antiquario più che con il timore reverenziale dell'uomo di fronte al mistero del divino. Di questa nuova sensibilità raffinata e libresca, tipica della cultura ellenistica, fornisce una preziosa testimonianza anche la Chioma di Berenice, forse la più nota delle elegie di Callimaco. Proposta qui anche nella traduzione di Catullo e nella volgarizzazione di Ugo Foscolo, racconta della bellissima chioma della regina d'Egitto offerta in voto ad Afrodite per propiziare il ritorno dello sposo e trasformata dalla dea in costellazione del cielo boreale.