La poesia di Silvano - scrive Giovanna Nelli nella Prefazione - si distende tra un versante di rime, metri e ritmi più rassicuranti e un altro, più trasgressivo, del verso libero, ricco di enjambement che, nell'arditezza di figure retoriche particolarmente felici, evoca una familiarità con la scuola dell'ermetismo. Sicuramente i suoi versi fanno vibrare nel profondo la nostra natura e la nostra cultura. E a leggerli e a rileggerli come era avvenuto per Virtù e seduzioni del paesaggio i versi di Fulgori e fragilità dell'innocenza ci svelano, almeno in parte, una cifra presente in ambedue i titoli e poi, come un fiume carsico, visibile e invisibile: quella di un'ardita figura retorica, l'ossimoro appunto. Ossimoro è il poeta. E noi con lui.