"Santi sudici Suicidi" è un inno borderline cantato attraverso il percorso di un qualsiasi individuo che cerchi di sviluppare una propria coscienza sensibile, anarchica, in controtendenza, che non si accontenti della realtà vigente. Il bambino è consapevole che il suo mondo sta crollando e che dio è morto: per questo inizia una fuga dalla sua prigione, dal crogiolarsi collettivo, dalla provincia sterile e apatica dove solo i matti sembrano riuscire ad andare al di là del velo. Finito l'inverno, ci si obbliga a credere in modo dolcemente ingenuo a una nuova rinascita e così irrompono prepotentemente l'amore e la morte e la conseguente incapacità di controllare ciò che spesso ci determina. Da un inverno a un altro, ma senza dimenticarsi della primavera.