Ci sono innanzitutto i luoghi: i bar di terz'ordine, le logore stanze di logori motel, gli ippodromi e le sale per le scommesse, le strade secondarie, i vicoli. E poi ci sono naturalmente gli uomini e le donne che popolano questi luoghi: e sono quasi tutti esseri umani sconfitti, abbattuti, lasciati in un angolo dal mondo che prima li ha illusi e poi tragicamente derisi. Ma più forte e intensa di ogni altro luogo e di ogni altro uomo, c'è la voce del poeta che li racconta: Bukowski non tradisce il suo mondo, non abbandona i disperati al loro destino; anzi, la sua voce suona sempre come la voce del loro riscatto. Non c'è poesia di questa raccolta in cui non si senta la feroce volontà di aderire al mondo degli ultimi, siano essi operai «senza volto», prostitute, alcolizzati, artisti morti senza aver conosciuto la gloria, vecchi abbandonati su una panchina di un parco o addirittura dive di Hollywood come Marilyn Monroe, «fiore appassito e poi buttato via». Le poesie di Bukowski sono il controcanto al mondo del successo e del benessere, e sopra le sue rovine risuonano le note più oscure e straziate del sogno americano.