È un vecchio oliveto, nelle ore che separano il tramonto dalle prime luci dell'alba, ad aver suggerito questa raccolta di immagini e versi in forma di haiku moderno. Un «teatro naturale» tra Ostuni e il mare, nel cuore della Piana degli olivi monumentali di Puglia, al margine di una lama carsica che conserva, accanto all'identità agraria del territorio, tracce preziose dell'originario ambiente mediterraneo. E due piccole costruzioni bianche che sono diventate casa. «Basta amarli, non chiedono altro» disse al mio arrivo Sante, l'anziano maestro potatore, mentre col suo bastone mi indicava le chiome che avrebbe sfrondato per aiutare quei giganti a respirare. Compresi allora che un olivo secolare, questa straordinaria opera della natura e del tempo, può soltanto essere custodito. Non apparterrà mai davvero a qualcuno se non alla terra che lo nutre e alla storia misteriosa delle tante generazioni cui ha donato, anno dopo anno, i suoi frutti. Poi nel Salento è arrivata la xylella e in breve la minaccia del contagio si è presentata alle porte della Valle d'Itria, con i primi focolai anche nella nostra contrada...