Ci troviamo di fronte a un atto estetico, che consiste nello svelare e dissimulare il senso, nell'accostamento di un linguaggio letterario a uno estremamente basso e colloquiale, nel ticchettio dello scioglilingua che da un lato si associa agli ismi come ripetizione, dall'altro ne offre una parodia. Gli ismi sono la rappresentazione tangibile della maniera, una coazione a ripetere di forme e contenuti. Se tutto oggi appare trito e ritrito, dunque, la triturazione della parola e del senso e il loro riassemblamento non sono altro che manifestazione dell'impeto civile della poesia: la materializzazione del mattatoio sociale. Noi non sappiamo morire, si scrive, ma questa consapevolezza ammette anche un'altra verità: non sappiamo neanche vivere. La scrittura, dunque, è un atto di resistenza, ma anche un luogo di definizione e di non-remissione al consueto. (Giuseppe Manitta)