Si parla molto oggi di deriva della poesia contemporanea. Caduta ogni sapienza tecnica, metrica e retorica, usurato il linguaggio poetico dopo la crisi novecentesca, la poesia sembra uscita da sé stessa come confermerebbero le formule più ricorrenti: post-poesia, poesia di ricerca, poesia in prosa, prosa in prosa. Niente di tutto questo nei versi di Simone Bocchetta. Non c'è in lui alcuna destrutturazione della forma che dunque non viene sostituita dalla misura prosastica né da giocose soluzioni eredi della poesia visiva o della neoavanguardia. Tutto è tenuto insieme da una profonda coerenza testuale che non è limite né chiusura, ma un ampio perimetro dove tentare tutti i registri. Frammenti che si incastrano a produrre senso e ritmo e a volte si deformano fino a lambire le zone della parodia e del ghiribizzo. Infrazioni linguistiche, scatti inventivi che restituiscono emozioni e immagini, una forza creativa che nel polisenso trova la possibilità di superare la razionalità grammaticale e logica in un effetto sorpresa mai convenzionale. (Francesca Romana de' Angelis)