Baudelaire pubblica "I fiori del male", a Parigi, nel giugno 1857. È il libro della sua vita, ma pochi giorni dopo l'uscita viene accusato di offendere la morale pubblica e sequestrato. Nell'agosto, sei poesie sono condannate a venir espunte dalla raccolta. Comincia così la lunga e travagliata storia editoriale dei "Fiori del male", che non vedranno mai quelle sei poesie restaurate nel corpus originario. Questa edizione le ricolloca dove furono pensate da Baudelaire, restituendo all'opera la sua architettura quasi dantesca - cento poesie numerate, introdotte da un componimento che si indirizza al lettore -, pensata per racchiudere "una terribile moralità". Un Baudelaire riportato alla sua autenticità poetica originaria, dunque, che trova in una traduzione moderna nuove possibilità per parlare ai lettori del XXI secolo. Illuminate da una lingua limpida, le molte allusioni che rischierebbero oggi d'essere mute si rischiarano, come scrive Enzo Bianchi, di "una lucentezza straordinaria, come rigenerate nella lingua italiana".