"Se facciamo nostro l'io poetico che attraversa questa raccolta e ne adottiamo il punto di vista, assieme a Claudio Barbieri ci sentiamo testimoni inosservati, silenziosi e al tempo stesso partecipi. Non solo perché è l'autore stesso a suggerircelo ripetutamente in una delle ultime liriche, nella quale perlustra senza stancarsi lo spazio contenente cielo e terra senza che nessuno lo chiami "per nome", ma anche perché si affaccia nei restanti versi con una discrezione proteiforme eppure attenta, aperta alla meraviglia e nondimeno pronta ad accettare la delusione di fronte allo stato delle cose presenti. La stessa - pressoché totale - abolizione delle maiuscole e della punteggiatura documenta anzitutto uno sguardo che non intende imporre gerarchie o linee-guida: Barbieri esplora gli ambienti circostanti per diventarne parte non ingombrante ma integrata e vitale, ci restituisce o ci evoca di frequente l'immagine di un individuo che si aggira in uno spazio prevalentemente naturale, intaccato e solcato ma non del tutto requisito dalla presenza dell'uomo e delle città." (dalla prefazione di Pierpaolo Peroni)