Traduzione in lingua siciliana de "La divina commedia" di Dante Alighieri, il lavoro ha alla base un lungo studio, una profonda riflessione, una quasi venticinquennale esperienza di insegnamento e un lavoro certosino sugli oltre 14000 versi del poema, durato oltre quattro anni. Imperniata sul principio che sia necessario conoscere e riappropriarsi delle opere della nostra letteratura, attualizzandole in un confronto con noi stessi e con la realtà odierna, l'opera è costruita nel rispetto generale del testo originale (numero di versi, terzina incatenata e rime, ritmo, frequente corrispondenza delle figure retoriche, personaggi, tono, ecc.), mantenendo comunque una componente di creatività e intervenendo l'autore solo in punta di piedi ed esplicitamente, talvolta, a proporre interpretazioni più personali. Quest'ulteriore valenza, però, non deborda dalla struttura, dal sistema simbolico, di conoscenze e messaggi più o meno espliciti, dall'ordinamento fisico e morale dei tre regni, anzi mette in luce aspetti talora inaspettati, a volte quasi provocatori, del Poeta e propone e orienta un confronto personale del lettore, di volta in volta con Dante-autore, Dante-narratore, Dante-personaggio e perfino Dante-uomo. Accanto al testo in siciliano figura una parafrasi, una spiegazione del testo, comprensibile a chiunque, mentre alla fine di ogni canto è un corredo di note con chiarimenti, stimoli interpretativi o di approfondimento, spunti per il coinvolgimento diretto di chi legge, osservazioni sulle scelte di traduzione, e altro. L'opera è omaggio al grande Poeta ma anche occasione di rivalutazione della lingua siciliana contro l'omologazione culturale e linguistica globale dilagante. Al contempo, vuole riscoprire - per quanto possa una traduzione - un Dante sfaccettato e nuovo, secondo prospettive anche intriganti (senza velleità di essere uno studio filologico, critico, didattico, ermeneutico) che possa offrire spunti di attualizzazione e riflessione etica personale accessibili a ogni tipo di lettore. Il siciliano, peraltro, si mantiene credibile, realistico, non frutto di una trasformazione artificiale, letteraria e in definitiva oziosa: il lettore vi può ritrovare il proprio linguaggio, vivo e stimolante (quando non sia davvero impossibile usarlo per termini intraducibili, per i quali comunque soccorrono le note). Il viaggio, infine, è attraverso i tre regni ma anche per il mondo e soprattutto attraverso l'uomo, secondo il filtro dell'occhio acuto e lucido del Poeta, che ancora oggi di guarda dritto negli occhi e ci suggerisce le risposte alle domande fondamentali della vita.