«In "Quo si quando", lo Spazio e il Tempo santificati da Atz - con una voce che si compie essendo anche altra da sé rispetto all'Io più intimo dell'autore - non sono solo coordinate geografiche o storiche, ma anche, e soprattutto, movimento. Un "andando andando" che si definisce nel suo moto indefinito, come il modo del tempo, il gerundio, che «coi suoi quotidiani andanti / e i suoi momenti andati [...]» sa «farsi accettare intanto / e intanto sopportare». Tempo che si muove lungo le stazioni della vita («lei chi la può fermare?»), come un treno alla ricerca di un luogo comune a tutti, quell'altrove in cui passato e futuro danno senso al presente, tra memorie e speranza.» (Dalla postfazione di Irene Piras)