La natura, il gheriglio della vita che va in cerca dell'alchimista - non a caso dell'"aedo", del poeta-cantore - capace di coglierne e di dirne le meraviglie più manifeste e più segrete, le vibrazioni celesti e celestiali (l'"oro" del titolo), gli occultismi delle sillabe che si connettono e che consuonano in florilegi e rabdomanzie metaforiche. Il vino dei mattini, la cornucopia delle sensazioni, l'oceano mare, i regni sommersi dei fondali, la bellezza degli incanti, l'alto e il basso del mondo, il sotto e il sopra, la superficie e la profondità in una poesia - questa di Guglielmo Aprile, già di per sé un fiorire di nome - che non teme di cedere al suo entusiasmo vitale, di celebrare l'esistente festeggiando i suoi rituali, i suoi miracoli.