Che chiedereste a una raccolta di versi in cui la jimeziana "ansia di eternità" della poetessa si misura con l'assenza, la mancanza, il vuoto, il nulla di quello che Barthes chiamava il "Grande Uso", ovvero l'ecolalia senza fine della barthesiana bêtise? E tuttavia, eroica, la gnoseologia poetica va spericolata a caccia del noumeno?