Questa piccola raccolta contiene quarantacinque componimenti scritti nell'arco di più di un cinquantennio (1968-2023). Li si potrebbe definire "superstiti", perché molti altri sono stati spietatamente cestinati dall'autore, Elio Angrilli, un vecchio professore di filosofia e storia in pensione che ha sempre amato la poesia. Sono versi che devono la loro salvezza non tanto a intrinseci pregi letterari (forse non ne hanno), quanto a un legame affettivo che è davvero difficile recidere. Molti di essi, ancorchè diversi e talora diversissimi, ruotano, però, intorno a un comune groviglio di concetti, di emozioni, di esperienze: il confronto col passato e con la memoria. Il titolo è tratto dal Liber di Catullo. Nugae, in latino, vuol dire "sciocchezze", "inezie", "cosucce da poco". Nel lontano 1969 il prof. Angrilli, allora ingenuo studente di liceo classico, insieme ad un amico, pubblicò un primo volumetto di poesie con lo stesso titolo. Ora, a più di mezzo secolo di distanza, il discorso viene ripreso con le stesse parole rivolte agli amici e a qualche lettore: ...habe tibi quicquid hoc libelli / qualecumque... (Catullo, Carme 1, 8/9: "Accetta questo libretto, in qualunque cosa consista, quale che ne sia il valore").