È un sentimento di tenera pietas familiaris il filo che collega i giorni di questo "Diario sconosciuto", raccolta di poesie che Angelica Camassa ha disposto secondo uno stretto criterio cronologico, quasi a scandire il tempo che passa, o, come scrive la poetessa, che "ci attraversa". Un laico sentimento religioso che congiunge in un unico afflato i nonni, i genitori e i figli, ormai grandi e ormai lontani, insieme con i luoghi visitati nei viaggi e filtrati attraverso la meditazione. Divengono quindi un rito le "estati dei figli passeggeri" ed è principalmente il mare della Sicilia, che "corre nelle vene" degli isolani, a costituire un tenace legame con questi "figli misteriosi" e con tutti i fantasmi della memoria. La tenerezza che percorre l'intera raccolta, densa di ricordi, ma senza nulla concedere ai rimpianti, anzi con la gioia di avere vissuto, raggiunge il lettore attraverso il racconto di gesti quotidiani, a volte anche furtivi - come la "stranezza" di dare una carezza nel sonno ai figli ormai grandi - offerto con un verseggiare semplice e lineare, ma sapiente, nel quale si sostanzia la convinzione, colma di ottimismo, che "tutte le illusioni sono vere".