Con il suo "gioco" sghignazzante ma serissimo (non serioso) Laiolo da un lato spezza una lancia a favore della poesia più autentica, sofferta, vissuta, scolpita e modellata dagli alterni travagli dell'anima, del sangue, della mente (come preludi a una perfetta e rigorosa stilizzazione estetica), dall'altro firma un convinto e devoto atto d'amore per una lunga e variegata tradizione di bellezza e di vitalità poetica (anche nelle varianti metamorfiche ed eretiche) in cui è presumibile vuole orgogliosamente riconoscersi.