Alfonsina Storni (1892-1938) è una delle voci fondanti dell'espressione femminile del Novecento. Seppe costruire un discorso poetico intenso e personale, nato dall'emozione ma controllato stilisticamente con intelligenza e dimestichezza con le forme espressive dell'epoca. Non ancora trentenne venne insignita prima del Premio Municipale di poesia e poco dopo del Premio Nazionale di Letteratura. Non sopportava le gerarchie della società patriarcale e disprezzava le donne sottomesse, che chiamava "pecore", mentre con fierezza si autodefiniva "lupa". Amata dal grande Horacio Quiroga, sentiva come lui i "disagi della civiltà" e come lui aspirava a ritornare nella natura in una comunione assoluta e redentrice. Come lui inoltre, per evitare l'umiliazione e la sofferenza di una malattia incurabile, scelse il suicidio. La sua tragica morte servì a intensificare l'aura leggendaria che la circondava. La raccolta "Senza rimedio" (Irremediablemente, 1919), scritta in soli tre mesi, segna il punto più alto nella prima fase della sua evoluzione poetica. Si presenta completa per la prima volta in italiano.